Leonardi Bouyeure, Elvira
PersonaMetadati
Descrizione
Date di esistenza
Luogo di nascita: Milano
Data di nascita: 01 giugno 1906
Luogo di morte: Milano
Data di morte: 24 febbraio 1999
Biografia / Storia
Elvira Leonardi Bouyeure nasce a Milano nel 1906. Nipotina acquisita di Giacomo Puccini (nonno Tato, per lei), che ne aveva sposato la nonna, da Puccini stesso viene ribattezzata scherzosamente Bicchi, che sta per birichina. Sin dall’infanzia, all’inizio del Novecento, Elvira Leonardi “Bicchi” vive dunque in un ambiente raffinato, aristocratico, ricco, colto, tra musica, teatro, arte e un diffuso gusto naturale per l’eleganza, naturalmente anche nel vestire. Puccini, Toscanini, i Visconti di Modrone, Isadora Duncan: la crema della cultura che si raccoglie a Milano o ne fa snodo essenziale della propria esistenza rappresenta la coltura di un’anima vitale, energica, sensibile, che dimostrerà però, a suo tempo, quando comincerà la sua carriera di sarta d’alta moda, un acuto occhio per le tendenze e le dinamiche del mercato e oculate capacità imprenditoriali e organizzative.
Da suggestioni ricevute nell’ambiente della haute che respira quotidianamente, tra un viaggio e l’altro a Parigi per rinnovare il guardaroba, nasce l’idea di trasformare il naturale senso estetico per l’abbigliamento in un’attività creativa: ecco che nel 1934, nell’atelier milanese di via Senato 8, sfilano i modelli d’ispirazione parigina disegnati e lavorati da Gina Cicogna e da colei che adesso, su suggerimento di Gabriele D’Annunzio, diventerà per sempre Biki (D’Annunzio “regala” alle due socie anche il nome-marchio per la loro lingerie: Domina).
Il successo della sartoria induce Biki a mettersi in proprio e a puntare immediatamente su un ampliamento della gamma di prodotti destinati a vestire la donna (lingerie, tailleur, abiti da sera, costumi da bagno), sempre improntati al pregio del taglio e alla preziosità dei tessuti. Lo stile di Biki è caratterizzato da fantasia e ricchezza di ispirazioni; decisi e tipici sono gli accostamenti di colori, inusitati ed eccentrici per il tempo (per esempio, blu e verde). L’autarchia con i suoi dettami rigidi per i creatori di moda (almeno il 50% di ogni collezione deve essere prodotto con materiale non importato) non incide sui favori che la sartoria di Biki incontra tra le sue clienti fisse e altolocate (tra le quali anche Edda Ciano Mussolini).
Nel 1936 sposa il collezionista d’arte e antiquario Robert Bouyeure (avranno una figlia, Roberta).
Nel dopoguerra, Biki si associa al Centro italiano della moda di Marinotti della Snia Viscosa, fruendo dell’organizzazione delle sfilate coordinate dall’uomo che sosteneva presso le case di moda l’uso delle nuove fibre sintetiche e artificiali.
In una Milano fiorente di personalità di spicco in concorrenza (Marucelli, Schön, Veneziani), si svolge una gara per acquistare nuovi clienti di prestigio. Il fiore all’occhiello di Biki è Maria Callas, incontrata nel 1951 nel salotto di Wally Toscanini. Biki trasforma la grande cantante, che le si affida fiduciosa, da figura malvestita, goffa e pesante in una splendida interprete di una classe nativa che era tutta da scoprire, sotto le mentite spoglie, e valorizzare degnamente. Il trattamento “tutoriale” della Callas consolida la fama di Biki all’estero, anche nella rivale Francia, in Europa, negli Stati Uniti.
Negli anni Sessanta, è tra le prime sarte d’alta moda a stringere accordi con la grande industria: la linea Cori-Biki viene da lei firmata per il Gruppo finanziario tessile. Negli anni seguenti, oltre a proseguire la sua rigogliosa attività creativa, riveste numerose importanti cariche nel mondo dell’editoria e dell’impresa.
Muore a Milano nel 1999. Biki riposa al Cimitero Monumentale di Milano, dal 2015 il suo nome è iscritto nel Famedio dello stesso cimitero.
Archivi della moda del Novecento
Da suggestioni ricevute nell’ambiente della haute che respira quotidianamente, tra un viaggio e l’altro a Parigi per rinnovare il guardaroba, nasce l’idea di trasformare il naturale senso estetico per l’abbigliamento in un’attività creativa: ecco che nel 1934, nell’atelier milanese di via Senato 8, sfilano i modelli d’ispirazione parigina disegnati e lavorati da Gina Cicogna e da colei che adesso, su suggerimento di Gabriele D’Annunzio, diventerà per sempre Biki (D’Annunzio “regala” alle due socie anche il nome-marchio per la loro lingerie: Domina).
Il successo della sartoria induce Biki a mettersi in proprio e a puntare immediatamente su un ampliamento della gamma di prodotti destinati a vestire la donna (lingerie, tailleur, abiti da sera, costumi da bagno), sempre improntati al pregio del taglio e alla preziosità dei tessuti. Lo stile di Biki è caratterizzato da fantasia e ricchezza di ispirazioni; decisi e tipici sono gli accostamenti di colori, inusitati ed eccentrici per il tempo (per esempio, blu e verde). L’autarchia con i suoi dettami rigidi per i creatori di moda (almeno il 50% di ogni collezione deve essere prodotto con materiale non importato) non incide sui favori che la sartoria di Biki incontra tra le sue clienti fisse e altolocate (tra le quali anche Edda Ciano Mussolini).
Nel 1936 sposa il collezionista d’arte e antiquario Robert Bouyeure (avranno una figlia, Roberta).
Nel dopoguerra, Biki si associa al Centro italiano della moda di Marinotti della Snia Viscosa, fruendo dell’organizzazione delle sfilate coordinate dall’uomo che sosteneva presso le case di moda l’uso delle nuove fibre sintetiche e artificiali.
In una Milano fiorente di personalità di spicco in concorrenza (Marucelli, Schön, Veneziani), si svolge una gara per acquistare nuovi clienti di prestigio. Il fiore all’occhiello di Biki è Maria Callas, incontrata nel 1951 nel salotto di Wally Toscanini. Biki trasforma la grande cantante, che le si affida fiduciosa, da figura malvestita, goffa e pesante in una splendida interprete di una classe nativa che era tutta da scoprire, sotto le mentite spoglie, e valorizzare degnamente. Il trattamento “tutoriale” della Callas consolida la fama di Biki all’estero, anche nella rivale Francia, in Europa, negli Stati Uniti.
Negli anni Sessanta, è tra le prime sarte d’alta moda a stringere accordi con la grande industria: la linea Cori-Biki viene da lei firmata per il Gruppo finanziario tessile. Negli anni seguenti, oltre a proseguire la sua rigogliosa attività creativa, riveste numerose importanti cariche nel mondo dell’editoria e dell’impresa.
Muore a Milano nel 1999. Biki riposa al Cimitero Monumentale di Milano, dal 2015 il suo nome è iscritto nel Famedio dello stesso cimitero.
Archivi della moda del Novecento
Wikipedia
Attività e/o professione
Qualifica: Stilista
Qualifica: Imprenditrice
Nazionalità
italiana
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