Percorso tematico
Architetture e design alla Fiera di Milano
Grandi architetti per grandi aziende
La Fiera Campionaria di Milano è sempre stata palestra di sfida per gli architetti e i designer italiani. Ogni anno si potevano contare padiglioni, allestimenti, pannelli, tutti prodotti da grandi firme del settore. Soprattutto nel secondo dopoguerra, grandi aziende italiane di settori diversi, dalla siderurgia alla meccanica, dalla chimica alle telecomunicazioni, per la propria presenza in Campionaria si sono affidate a maestri del calibro di: Franco Albini, Luciano Baldessari, Erberto Carboni, i fratelli Castiglioni, Enzo Mari, Bruno Munari e molti altri ancora.
La Fiera Campionaria di Milano è sempre stata palestra di sfida per gli architetti e i designer italiani. Ogni anno si potevano contare padiglioni, allestimenti, pannelli, tutti prodotti da grandi firme del settore. Soprattutto nel secondo dopoguerra, grandi aziende italiane di settori diversi, dalla siderurgia alla meccanica, dalla chimica alle telecomunicazioni, per la propria presenza in Campionaria si sono affidate a maestri del calibro di: Franco Albini, Luciano Baldessari, Erberto Carboni, i fratelli Castiglioni, Enzo Mari, Bruno Munari e molti altri ancora.
Anni Trenta
Se con le note Esposizioni Universali, gli allestimenti erano un semplice tramite tra la merce, i prodotti e l’uomo; con l’accrescere dell’esperienza fieristica, questi divennero delle vere e proprie attrazioni, ingredienti di un mondo parallelo in cui i visitatori si immergevano per lasciarsi incantare. Il pubblico e i partecipanti, dunque, avevano l’occasione di godere di questa magica atmosfera, che sarebbe scomparsa con la chiusura della manifestazione. Con gli anni Trenta, l’allestimento riuscì a diventare il primo campo d’azione per la diffusione dello spirito della modernità, promosso dalle correnti razionaliste e costruttiviste, che ne mutarono l’essenza: da fenomeno passivo e ricettivo a operazione attiva, volontaria, guidata da una forza propulsiva.
Se con le note Esposizioni Universali, gli allestimenti erano un semplice tramite tra la merce, i prodotti e l’uomo; con l’accrescere dell’esperienza fieristica, questi divennero delle vere e proprie attrazioni, ingredienti di un mondo parallelo in cui i visitatori si immergevano per lasciarsi incantare. Il pubblico e i partecipanti, dunque, avevano l’occasione di godere di questa magica atmosfera, che sarebbe scomparsa con la chiusura della manifestazione. Con gli anni Trenta, l’allestimento riuscì a diventare il primo campo d’azione per la diffusione dello spirito della modernità, promosso dalle correnti razionaliste e costruttiviste, che ne mutarono l’essenza: da fenomeno passivo e ricettivo a operazione attiva, volontaria, guidata da una forza propulsiva.
ll boom economico
Gli anni Cinquanta spalancarono le porte ad una nuova creatività nel campo della grafica e delle arti visive. In particolare il ruolo della fotografia fu fondamentale nel rilancio della comunicazione: manifesti e installazioni vennero inondati da forti suggestioni, contaminate dalle più sovversive realtà culturali europee. All’interno del quartiere milanese, l’allestimento divenne il più importante veicolo di propaganda aziendale e, nel contempo, il principale mezzo di sperimentazione architettonica per i progettisti contemporanei.
Gli anni Cinquanta spalancarono le porte ad una nuova creatività nel campo della grafica e delle arti visive. In particolare il ruolo della fotografia fu fondamentale nel rilancio della comunicazione: manifesti e installazioni vennero inondati da forti suggestioni, contaminate dalle più sovversive realtà culturali europee. All’interno del quartiere milanese, l’allestimento divenne il più importante veicolo di propaganda aziendale e, nel contempo, il principale mezzo di sperimentazione architettonica per i progettisti contemporanei.